E colla Compagna, nel 1923, può dirsi
veramente che fu riaperto il Libro d’oro; il Libro d’una Nobiltà
che non è privilegio ma diritto, non condiscendenza ma evidenza; il Libro
del Sangue nostro che s’infutura.
Perché sarà dall’adunata memoranda della Compagna che dateremo
gli alberi verdi delle più umili genti nostre, che rinverdiranno le piante
annose delle famiglie già illustri.
Perché sarà dalla Compagna che i venturi dateranno loro origini
e si ricercheranno nel tempo; da questo appello lento e sereno, ma così
importante e significativo e solenne che al fonte perenne appura le gocce
che rivolano all’avvenire; da questo fatto che i superstiti d’una
gloriosa Stirpe si riconoscono, si contano, si riconforta noi; da questo
patto di fratellanza, d’amore, di solidarietà che non ha ragione
d’idee e propositi di parte, né mire che ad altrui contrastano il giusto,
bensì dal sangue, dal cuore, dalla terra, dal tempo.
Noi vogliamo essere e
restar Noi. |