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A Compagna > Cos'è «A Compagna»

Riproduciamo in questa pagina uno scritto del 1984 dell'allora Console alla Presidenza dott. Enrico Carbone. Per chi vuol saperne di più consulti la colonna di sinistra della "Pagina Principale"

«Presso che al tempo della spedizione di Cesarea, un po' innanzi, «cominciò dunque nella città di Genova una Compagna di tre anni «per sei Consoli...»

Così sappiamo da Caffaro, il primo annalista dei fasti di Genova, che nel 1099 la Compagna già esisteva. Ma nulla, o quasi, sappiamo della sua origine. Possiamo supporre che essa fu un'associazione volontaria di persone tenute all'osservanza di uno statuto con vincolo giurato. Nella sua trasformazione da nucleo associativo privato a ente territoriale o comune, i termini Compagna e Comune tenderanno a confondersi fino a diventare sinonimi. Sorgerà così il Comune vero e proprio e, successivamente attraverso complesse vicende storiche e sociali, la Repubblica di Genova.O grifon de Zena e de «A Compagna»

Fu nel primo decennio del nostro secolo che alcuni nostri concittadini si resero conto, o almeno intuirono, che profondi mutamenti nelle abitudini e nei costumi si stavano maturando, mutamenti molto probabilmente derivanti da un lato dalla conseguita unità nazionale, dall'altro dagli effetti della rivoluzione industriale che aveva vivamente inciso nel tessuto sociale. I due fattori, in sé benefici, o almeno ineluttabili, tendono a creare una società indifferenziata dove scarso spazio sarebbe stato concesso a quei valori legati alla tradizione che formavano fino ad allora i connotati identificativi di una città raccolta per secoli in un centro storico che ormai si dilatava verso le colline e verso il mare a seguito della vasta operazione urbanistica attuata dal Barone Andrea Podestà nella seconda metà dell'Ottocento.

La città cresceva nei traffici e nelle industrie e, come sempre accade nei centri in via di sviluppo, si accentuava il fenomeno dell'immigrazione massiccia, dapprima dal contado e successivamente a onde sempre più ampie da regioni via via più lontane, di masse che stentavano a integrarsi nelle antiche strutture cittadine.

Si parla già negli anni precedenti la Grande Guerra di una costituenda Società dei genovesi a Genova o dei liguri in Liguria. Ma sarà soltanto negli anni seguenti la fine del conflitto che il progetto prenderà corpo per merito ed opera di alcuni cittadini fra cui citiamo Luigi B. Arbocò, Amedeo Pescio, Umberto Villa e il poeta Carlo Malinverni, scomparso poco prima della fondazione del sodalizio avvenuta il 21 gennaio 1923.

«Richiamandosi a tempi di storica grandezza, i fondatori battezzarono l'associazione con l'antico nome della Compagna medioevale... » e tale nome è rimasto, suscitando talvolta richieste di chiarimenti sulla sua etimologia.

A COMPAGNA, forte di numerosi adesioni, si diede le insegne più importanti: il distintivo con il Grifo rosso in campo bianco (ricordato da Ugo Ojetti in una delle sue Cose viste del 1924), la tessera sociale (disegnata da Francesco Bozzo «Pitueto») sempre immutata da allora, e il Gonfalone eseguito su progetto di Umberto Villa, sostituito per vetustà nel 1976 da altro eseguito da Elena Pongiglione offerto al Sodalizio dal Banco di Chiavari e della Riviera Ligure.

Le prime iniziative tendono a ripristinare antiche cerimonie cadute in disuso, la più importante delle quali è quella della consegna del Confeugo al primo cittadino di Genova, ideale continuatore del Doge, sempre mantenuta dal 1923 ai nostri giorni. E poi il ricordo del 5 e 10 dicembre 1746 anniversario della cacciata degli Austriaci da Genova; il 12 ottobre, ricorrenza della scoperta dell'America sarà ricordato ininterrottamente da A COMPAGNA fin dal 1924 che già allora sosteneva l'istituzione del «Giorno di Colombo».

A COMPAGNA è una associazione laica che opera al di fuori di ogni fede politica e religiosa: tuttavia si batte nei primi tempi della sua esistenza perché il 24 giugno, ricorrenza della natività di San Giovanni Battista, Patrono di Genova dal 1327, sia dichiarato festivo per tutto il territorio del Comune e partecipa alla processione patronale con il Gonfalone e i valletti in costume onora San Giorgio nella chiesa omonima che vorrebbe ripristinata nel suo primitivo splendore.

La manifestazione che ebbe maggior risonanza fu il ritorno della Campana Grossa di Palazzo Ducale il Campanon de Päxo che molti anni silente, fu rifuso da A COMPAGNA e innalzato sulla Torre il 15 aprile 1926 con un'importante cerimonia alla quale partecipò tutta Genova.

Tralasciando, per brevità, l'elenco delle numerose targhe e lapidi apposte in città e altrove, è degna di citazione la pubblicazione della Rivista A COMPAGNA che vide la luce nel 1928 e, cadenza mensile, uscì fino al gennaio 1933, quando non per caso cessarono quasi di colpo tutte le attività incentrate sull'idioma ligure.

Poi venne la guerra e l’attività del Sodalizio subì una pausa interrotta verso gli anni '50 per l'entusiasmo di pochi volonterosi che ripresero le fila di un discorso che ritornava nuovamente e maggiormente attuale. Con l'ottenimento della sede nella Loggia degli Abati del Popolo, con la presidenza dell'Ing. Luigi De Martini, A COMPAGNA rifiorì a nuova vita.

Troppo lungo sarebbe l'elenco di quanto è stato fatto in questi ultimi anni.

Alle attività esterne si accompagna da tempo un serio studio delle nostre parlate, studio che ha trovato la sua espressione nella Bibliografia Dialettale Ligure, opera che raccoglie in un grosso volume tutto ciò che è stato scritto in genovese e in ligure o sull'idioma ligure dalle origini ad oggi. Alla pubblicazione dal 1969 del Bollettino sociale A COMPAGNA, bimestrale, inviato in omaggio ai Soci, si affiancano altre iniziative di grande interesse quali le mostre «Genova nelle prime cartoline illustrate», «1911/1925 GENOVA, cultura di una città» del 1973 e quella de «L'ex libris ligure» del 1975; i convegni sulla «Storia e vita dei dialetti liguri» e su «Edoardo Firpo, poeta genovese».

L'esecuzione di ceramiche di tipica fattura e decorazione genovese del sedicesimo secolo, avvenuta in occasione del 50 anniversario di fondazione del Sodalizio, prosegue con il «tondo de Natale», piatto decorato con soggetti ispirati alla Natività nella prima serie ormai conclusa, mentre per quella tuttora in corso si è tratto spunto dai versi dell'Anonimo Genovese le cui «Poesie storiche» sono state raccolte in volume, tradotte per la prima volta in italiano dal Prof. Jean Nicolas dell'Università di Nizza. Sempre affollate le riunioni con i Soci nei «Martedì de A Compagna» e, dal 1981, negli incontri di «Parlémmone in Compagna», articolati su lezioni di genovese e su conversazioni di argomenti culturali liguri.

In accrescimento la biblioteca sociale specializzata nei testi in lingua ligure.

A chi si è particolarmente distinto nella difesa del patrimonio linguistico e folcloristico dell'area dialettale ligure è stato dedicato il «Premio Luigi De Martini», in memoria del compianto Presidente immaturamente scomparso nel 1975, premio che dal 1978 ad oggi è stato assegnato al Prof. Hugo Plomteux di Lovanio (Belgio), alla Prof. Giulia Petracco Sicardi di Genova, a Pio Carli di Sanremo al dott. Emilio Azaretti di Ventimiglia, al dott. Vito Elio Petrucci di Genova, al prof. Augusto Cesare Ambrosi di La Spezia e al Gruppo Folkloristico «Città di Genova».

Si è parlato prima del «Campanon de Päxo»: quello rifuso da A COMPAGNA nel 1941 è demolito per farne cannoni. Sempre per volontà de A COMPAGNA, il 24 aprile 1980, un altro campanone ritorna a suonare per tutti i genovesi.

Ma forse, fra tante iniziative, quella che maggiormente ha un significato di unione fra i Liguri è la costituzione della Consulta Ligure delle Associazioni per la cultura, le arti, le tradizioni e la difesa dell'ambiente che vede riuniti i liguri in fraterna collaborazione, dal Principato di Monaco a La Spezia, e che merita un più lungo discorso a parte.

Tutto quanto è stato fin qui fugacemente elencato è attuato da pochi volonterosi, con scarsi mezzi e molto entusiasmo.

A questo punto una domanda legittima: chi fa parte de A COMPAGNA? Tutti coloro che si trovano nelle condizioni previste dall'art. 5 dello Statuto, ma soprattutto coloro che sentono in un certo momento della loro vita, prepotente, il bisogno di amare la propria città, il proprio paese, come si ama una donna, come si ama la madre.

Allora si è veramente maturi per entrare ne A COMPAGNA, non per essere socio di un'associazione come tante altre, ma per un'esigenza vitale, per vivere compiutamente e coscientemente la propria terra, la propria origine.

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