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Tra Genova e la Svizzera c’è un’amicizia artistica che dura da otto secoli. Dietro a molti capolavori dell’arte genovese si celano architetti, scultori e pittori provenienti dai territori che oggi formano la Confederazione Elvetica. A loro volta molti artisti genovesi hanno lavorato oltr’alpe; l’ultimo in ordine di tempo è l’architetto genovese Renzo Piano. E parlando d’arte non si può dimenticare la figura del mecenate ligure Giuliano Della Rovere, che fu canonico alla Chiesa Delle Vigne in Genova e che, divenuto Papa Giulio II, istituì il Corpo delle Guardie Svizzere Pontificie. Con questi preziosi argomenti si è attivato un confronto tra Genova e la Svizzera come stimolo di conoscenza e di approfondimento, un confronto valorizzato dalla lettera della Presidenza della Repubblica Italiana a Franco Andreoni e che ha coinvolto istituzioni, esperti, pubblico.
Marcella Rossi Patrone
Gli interventi di Maurizio Daccà, coordinatore organizzativo del Gruppo Commenda, e
di Maria Paola Profumo, presidente del MuMa-Istituzione Musei del Mare e della Navigazione,
hanno sottolineato il pregio storico, artistico e simbolico del museo teatro della
Commenda, centro culturale in crescita grazie all’impegno di chi vi sta attualmente
lavorando. Il pregiatissimo ospite svizzero Fausto Valsangiacomo, Vice Sindaco del
Comune di Rovio, ha portato i saluti della sua città e dei Ticinesi, che grazie a
intere famiglie di artisti, come i Carlone, costituiscono un collegamento con la Liguria
insostituibile e ben documentato da approfonditi studi locali. Il tema dei rapporti
artistici tra Genova e la Svizzera è stato amabilmente trattato nella sua interezza
da sua eccellenza la console di Svizzera Simone Navarro, che con grande capacità di
sintesi ha introdotto gli interventi successivi, preceduti dai ringraziamenti del
presidente de Lameladivetro Franco Andreoni a tutti i presenti.
In particolare è stato notato il lavoro realizzato per la comunicazione dal vice presidente
de Lameladivetro Pietro Bellantone.
Maurizio Daccà | Maria Paola Profumo |
Fausto Valsangiacomo | Simone Navarro |
Franco Andreoni
Non potendo essere presente, il presidente Franco Bampi de
Andreoni ha dimostrato una grande sensibilità allo scambio culturale, che anima l’ambiente
dove l’artista vive, opera, verifica e crea nuove prospettive alle future generazioni.
Queste idee hanno trovato una conferma nei reciproci doni e nella proiezione di un’opera
breve della bravissima regista Maria Gianna Catalano: l’intervista di Andreoni ad Alexander,
unico nipote di Paul Klee, anche lui artista e presidente della Fondazione Klee, una delle
forze motrici alla creazione del Centro Paul Klee in Berna. Cinque anni fa i rapporti
artistici tra Genova e la Svizzera furono sanciti dall’inaugurazione del Centro progettato
dal maestro Renzo Piano per promuovere la conoscenza del pittore elvetico, di cui
quest’anno ricorre il cinquantenario della scomparsa.
Da parte sua Genova custodisce molte testimonianze di artisti svizzeri. Il museo di
Sant’Agostino conserva l’antico Grifo dello scultore campionese detto “Maestro di Giano”,
risalente al 1315 circa: dal XIV secolo cominciarono a giungere in Liguria gli architetti,
gli scultori e gli stuccatori svizzeri. Nel XV secolo i pittori svizzero tedeschi furono
impegnati nella nostra città alla Chiesa di Santa Maria di Castello, in particolare nel
chiostro con l’Annunciazione e nei dipinti al piano superiore dell’accesso all’antica
Biblioteca poi divenuta Cappella. I Ticinesi poi apportarono a Genova uno straordinario
sviluppo edilizio e decorativo, costituendo una vera migrazione di artisti e di specialisti
che operavano in gruppo, spesso legati da parentela e con valida capacità imprenditoriale.
Architetto, scultore, scalpellino, stuccatore e pittore fornivano ai committenti complete
soluzioni in tempi rapidi e a prezzi competitivi. Ricordiamo ancora che nel 1787 Giovanni
Speich, di Glarona, nella Svizzera centro orientale, aprì a Cornigliano una fabbrica
di tele stampate provenenti dall’India e ideò il disegno dell'albero fiorito nei mezzeri,
diffondendone l’uso tra le donne genovesi. Non è strano: Genova è considerata il porto
della Svizzera e gli artisti elvetici rappresentarono per noi un vero veicolo culturale.
Sugli attuali rapporti artistici tra Genova e la Svizzera si è soffermata l’illustre
critica d’arte e giornalista Viana Conti.
Viana Conti
Nel Canton Ticino, tra il lago di Lugano e il monte Generoso, si trova il villaggio di Rovio. A Rovio nel 1543 nacque lo scultore Taddeo Carlone, che si trasferì a Genova e divenne capostipite di una famosa dinastia di pittori. Basti pensare che Giovanni e Giovan Battista Carlone furono fra i pittori più prolifici del Seicento genovese. Di Rovio e dell’attività dei Carlone a Genova ha parlato la studiosa d’arte prof. Mariolina Manca, soffermandosi in particolare sul grande dipinto secentesco dell’Annunciazione, presente nella Chiesa di Santa Maria delle Vigne.
Mariolina Manca
Con un salto di tre secoli, Maria Gianna Catalano ci ha evocato con un suo secondo video la Genova del primo Novecento, quella ammirata e descritta in una lettera del 1901da un pittore svizzero di ventidue anni che si chiamava Paul Klee.
Maria Grazia Catalano
Klee percepì Genova nella sua essenza di città porto in continua trasformazione, che nei
secoli ha avvolto il golfo di fondaci, abitazioni e chiese.
Quando operarono i Carlone, tra Cinquecento e Seicento, la medioevale Chiesa di Santa Maria
delle Vigne si trovava oramai all’interno di una grande città, splendida per arricchimento
artistico e rinnovamento urbanistico. Ma se torniamo indietro di un secolo per fare una
passeggiata nella Genova del Quattrocento e arrivare “alle Vigne” il paesaggio cittadino
è tutto diverso. La studiosa e scrittrice genovese Annamaria De Marini, specialista di
storia medioevale, con la sua relazione ci ha fatto passare idealmente le mura della città
quattrocentesca, percorrere le vie e vedere gli edifici fino alla Chiesa di Santa Maria
delle Vigne.
Annamaria De Marini
Tra tutti, l’edificio della basilica delle Vigne è emblematico: fu rimaneggiato nei secoli
fino all’attuale prospetto principale di tardo stile neoclassico, che risale al 1842.
Nel 1766 Il pittore genovese Carlo Giuseppe Ratti nella sua Istruzione di quanto può
vedersi di più bello in Genova in pittura scultura et architettura così scriveva:
Chiesa Colleggiata di S. Maria delle Vigne, fabbricata fin da i primi tempi, che venne in
Genova la Cattolica Fede. Fu rifatta nella grandezza che si vede da Guido Carmandino, e
Oberto Visconte nel 980, e riadornata nel 1680. Ella è vasta... disposta in tre maestose navi
rette da dieci ben alte colonne di marmo bianco d'ordine composito, con sei nobili cappelle
per parte tutte di marmo fregiate, e due maestosi Organi nelle parti laterali all'elevata
cupola... È uffiziata questa Chiesa da nove Canonici, un Prevosto, dieci Preti da Massa, e
quattro Mansionari.
Questa chiesa non è solo una delle nostre più antiche basiliche cattoliche, ma è anche la
più antica collegiata di Genova.
Sebbene si abbiano notizie frammentarie precedenti, dal 1061 è documentata l'esistenza di
un Collegio di Canonici con lo scopo di curare le anime e rendere più solenne culto e
liturgia. Nel Medioevo i monaci vivevano in isolamento mentre i canonici avevano varie
incombenze amministrative e soprattutto officiavano la liturgica quotidiana. Possiamo
affermare che l’istituzione delle chiese rette da un “collegium” di sacerdoti precede di
secoli la formazione delle parrocchie. Fu Papa Onorio III a fissare una regola per i canonici,
con una bolla pontificia del 1222; nel 1375 vennero poi approvati dall’Arcivescovo di Genova
gli Statuti per regolamentare l'attività del Capitolo delle Vigne, che alla fine del
Quattrocento acquisì il diritto di usare la croce doppia arcivescovile nelle processioni.
All’epoca fu canonico alle Vigne il cardinale Giuliano Della Rovere, poi papa col nome
di Giulio II.
Allora la liturgia non era ancora unificata. Il rito della Messa nacque e si sviluppò da
alcuni elementi del Vangelo: l’istituzione dell'eucaristia e la festa domenicale della
resurrezione, con una moltitudine di particolarità liturgiche sia in oriente che in occidente.
Il processo di unificazione si avviò solo a metà del Cinquecento, col Concilio di Trento.
Monsignor Ruggero
Dalla Mutta ci ha dato alcuni chiarimenti sugli aspetti liturgici ai tempi di Giuliano
Della Rovere.
Ruggero Dalla Mutta
Quando venne eletto papa il cardinale Rodrigo Borgia col nome di Alessandro VI, il suo avversario cardinale Giuliano Della Rovere dovette lasciare Roma e rifugiarsi nella terra natia, a Savona. Si stabilì nell’antico palazzo di San Tomaso, che fu trasformato e divenne Palazzo Della Rovere. Il cardinale si rivelò subito un mecenate. Di questo grande Papa ligure e di Palazzo Della Rovere a Savona ha raccontato Elmo Bazzano, presidente della Consulta Ligure e rappresentante dell’associazione savonese A Campanassa.
Elmo Bazzano
Sul lago di Lugano c’è Bissone, un piccolo comune che ha dato i natali al grande Francesco
Borromini, l’architetto della Roma barocca. Sono numerosi, però, gli artisti nativi di
Bissone che hanno operato in Italia. In particolare la famiglia Gaggini emerse in Liguria
nel campo della scultura e della pittura. Nel 1496 Matteo dei Gaggini di Bissone realizzò
il primo ordine della facciata del palazzo Della Rovere sino al primo ordine.
Palazzo Della Rovere non fu terminato secondo le idee del proprietario, perché interrotto
quando a Roma cambiò lo scenario politico e il cardinale Giuliano salì al soglio pontificio
come papa Giulio II, mecenate, politico e militare, austero difensore della Chiesa, che
volle come guardie del corpo proprio i soldati svizzeri. Nel Medioevo e nel Rinascimento
i soldati mercenari elvetici erano considerati insuperabili per forza d’animo e fedeltà.
Alla fine del Quattrocento scesero in Italia con l’esercito di Carlo VIII, dov’era presente
il generale Cardinale Della Rovere, che divenuto Papa non dimenticò il valore degli Svizzeri
e volle un manipolo di questi soldati come guardia del corpo.
Molti dei presenti alla Commenda hanno accolto l’invito per una visita guidata serale alla Basilica di Santa Maria delle Vigne: in occasione della “Notte dei Musei” la Chiesa è rimasta aperta e sono stati esposti preziosi volumi manoscritti medioevali, tra i quali uno splendido antifonario, mostrato con competenza dal dott. Andrea Lercari. Valeria Orecchia ha invece descritto la basilica soffermandosi con importanti osservazioni sulle peculiarità storico artistiche.
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