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Webmeistru. Turnaa a cappu. Atri agganci cunseggiae. Sciacca u pumellu. Turna aa pàgina prinçipâ. Ûrtima azzunta. Avrete già capito dove siete finiti. Ma non avete idea di dove siete finiti veramente. Perché se appartenete a quella generazione di mezzo, che il genovese lo capisce (non tutto), ma non lo parla se non per scherzo; o, peggio, se siete giovani e dialetto, per voi, è sinonimo di lingua straniera (o quasi), allora è meglio che tiriate diritto. Qui non ci sono ammiccamenti e facili battute. Qui scorre una passione - una manìa, nel senso nobile della parola - che meriterebbe ben più dei 2.953 visitatori che, a ieri pomeriggio, avevano varcato la soglia di "Zeneize".
A prima vista, concessioni ce ne sono poche. Si comincia con una difficile poesia di Gian Giacomo Cavalli (1635) che orna la home page (anzi aa pagina prinçipâ) e si prosegue con la riflessione di padre, paddre, Federico Gazzo, forse le uniche parole italiane presenti nel sito: «Il genovese è un volgare italico, ma non è un dialetto, Esso è una lingua romanza e neolatina come e quanto le altre, svoltasi secondo la propria indole e vivente di vita propria». Per questo un'approfonditissima sezione (ogni parola è attiva e cliccabile) è dedicata alla léngua: grafia, suoni, verbi, plurali d'e poule (delle parole) in -"an", timbri (di "a" ed "e" seguiti da consonante nazale), futuri, verbi vai e pai. E poi ci sono le grafie: Casaccia (1876), Gismondi (1955), Toso (1997). E i dizionari interattivi (Mariotti e Lûxe ): battete una lettera, avrete le traduzioni. E perfino i forum di discussione. Di ieri l'ultimo aggiornamento: i plurali in "ai".
A ben vedere, però, si scopre anche molto, molto altro. Innanzitutto, l'antologia. Con opere note e ignote: versi di Niculin Baçigalù (1880), Martin Piaggio (1774-1843), ma anche di De André e di un autore che, sotto pseudonimo, si firma "Magister" e alterna dissertazioni sull'evoluzione delle desinenze a delicatissimi sussurri: «Pôsa a tò bucca in sciû foeggiu giancu. / Nu scrîve ninte, che a penna a nu tucche u tò bâxu».
È qui che inizia il viaggio. Perche l'webmaistru, Conrad Montpetit (che sembra un altro pseudonimo), cogliendo la vera essenza di Internet, sposa la passione per la lingua genovese con le tecnologie d'avanguardia, offrendo trentasei registrazioni in MP3 di u grande Marzari. E poi (naturalmente) Ma se ghe pensu, nella prima versione di Mario Cappello e recitativo di Gilberto Govi, o, a scelta, tramite link, di Joe Sentieri. E, ancora, Eduardu Firpu (1889-1957). E ricette. E una valanga di links che non basterebbe questa pagina per contenerli.
Ma quello che lascia dawero a bocca aperta è la parte dedicata all'attualitae. Che
va dalla traduzione dall'inglese al genovese, a cura dello stesso Montpetit, di articoli
sui temi più disparati tratti dai più famosi giornali internazionali. Così si può leggere in
dialetto l'avvento dello standard MP4 ripreso da Scientific American, con tanto di
collegamenti a ulteriori siti e così via in una ragnatela che da Genova finisce per abbracciare
il mondo. O uno sterminato servizio sull'influenza riportato da The Globe and Mail. O
una divertente e inquietante analisi della càmmua (un bug) nelle e-mail scoperto
dal New York Times. Per finire - e non è un caso - con la storia, comparsa sul giornale
canadese National Post, della lingua Yuchi, parlata ormai soltanto da sei nativi americani,
che verrà multimedializzata. L'autore, tradotto in genovese, conclude così: «Pensu pròppiu
ch'a nu segge atru che unna parte de niatri pe quellu che semmu: a nostra cusciensa persunale,
a nostra commûnitae, e nostre tradissuin. Tûttu dipende d'a nostra lengua». Forse bisognerà
riparlarne.
www.geocities.com/ziardua/zeneize.html
Marco Giacobbe
giacobbe@ilsecoloxix.it
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