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Domenico Ravenna è intervenuto sul tema: «Bartolomeo Pagano: Maciste, il camallo che divenne un divo del cinema».
100. Dal faticoso lavoro di scaricatore sulle banchine del porto di Genova nella storica compagnia dei Caravana
al ruolo di protagonista sul set del cinema muto. Questa la straordinaria avventura di un genovese nato in collina, a Sant’Ilario
Ligure, che ottenne una notorietà internazionale rivestendo il ruolo di Maciste, mitico e intrepido personaggio dal fisico
possente e dalla forza sovrumana il cui nome fu ideato da Gabriele D’Annunzio in occasione di Cabiria, primo kolossal del cinema
italiano proiettato alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Bartolomeo Pagano segnò un’epoca a cavallo fra gli Anni Dieci e
Venti del secolo scorso e fu il progenitore dei numerosi Maciste che, all’inizio degli Anni Sessanta, apparvero sugli schermi
cinematografici dando vita a un vero e proprio filone di grande successo di pubblico.
Domenico Ravenna, laureato in Giurisprudenza, giornalista professionista, è stato capo della redazione ligure dell’Agenzia
giornalistica Italia e, per oltre un ventennio, responsabile dell’informazione economica e finanziaria presso la redazione
genovese del quotidiano Il Sole 24 Ore. È autore di alcune volumi di poesia di ambientazione ligure.
Andrea Buti è intervenuto sul tema: «Esperienze diagnostiche su ponti di alta epoca in Liguria. L’importanza della manutenzione e, prima ancora, della conoscenza delle problematiche del costruito».
98. Nel riprendere le vicende del Ponte Morandi, il panorama di conoscenze su questo tipo di manufatti si
allarga e si sposta nel tempo su quelli Romani, ancora in uso, facenti parte della via Iulia Augusta nell'entroterra di Finale
ed in Val Quazzola che il relatore ha avuto modo di "avvicinare" e studiare a fondo nel 1994/95, anche da un punto di vista
professionale oltre che accademico; questo sulla scorta delle esperienze maturate nei collaudi di oltre cento viadotti e
cavalcavia/sottovia dell’Autostrada dei Fiori e della Sestri Levante - Livorno negli anni '90 nonché nella campagna
diagnostica sulle compagini in cemento armato degli edifici del "Biscione" nel 1992.
Andrea Buti, senese e Socio de A Compagna, vive a Genova da quasi cinquant'anni. Ingegnere civile e professore
universitario ha insegnato nelle Facoltà di Ingegneria e di Architettura dell'Ateneo genovese. Nel corso della propria carriera
professionale ed accademica ha approfondito lo studio e la conoscenza del costruito genovese monumentale e di edilizia abitativa
corrente. Per queste sue competenze ha partecipato in modo diretto all'insediamento della Facoltà di Architettura in Sarzano.
È autore di numerose pubblicazioni italiane ed estere in campo tecnico-scientifico ed a carattere storico-collezionistico.
Paolo Colombo, Francesco Martignone sono intervenuti sul tema: «La Baistrocchi racconta... L'allegra brigata...».
82. La Compagnia Goliardica Mario Baistrocchi è in viaggio da 109 anni tra scenari sempre nuovi e sfide
sempre aperte. In questa conferenza verranno svelati i segreti dell’irrefrenabile evoluzione “darwiniana” dell’“Allegra
Brigata” capitanata da Mario Baistrocchi che, partendo nel lontano 1913, ha saputo sopravvivere a due guerre mondiali,
al diffondersi del cinema, al dilagare della televisione ed oggi, ancor più, non teme il prepotente insinuarsi dei moderni
social media. Nel 2013 è venuto purtroppo a mancare Piero Rossi che per più di 50 anni è stato l'anima della Baistrocchi
oltre che regista, coreografo e coautore di tanti spettacoli, riuscendo a coronare il suo ambito sogno di mettere in scena
e rappresentare lo spettacolo anche nel 100° anniversario della Bai. La perdita di Piero Rossi è stata un duro colpo, ma
per la Bai “il domani non muore mai”, ed è così che quell’“Allegra Brigata” continua ancora a viaggiare attraverso il
tempo grazie ad una miscela di tradizione e modernità, rinnovata da quel gruppo di baistrocchini che per affezione, o
forse per mero destino, dal 2013 hanno voluto raccogliere il testimone e spiegare le vele della Baistrocchi al futuro.
Ci racconteranno questo affascinante percorso i due baistrocchini Paolo Colombo e Francesco Martignone.
Emanuela Baglietto è intervenuta sul tema: «Baglietto: un sogno sul mare».
79. La conferenza ripercorre la storia dei Cantieri Baglietto di Varazze iniziata nel 1854 con il suo
fondatore Pietro Baglietto che in pochi anni trasforma il primo cantiere di gozzi e canotti in un cantiere di imbarcazioni
da diporto e di barche a vela da regata che porteranno a una serie di trionfi storici. In contemporanea inizia lo sviluppo
dei motoscafi da corsa e nel 1906 viene varato Giuseppina, il più grande yacht da crociera a motore a scoppio costruito
fino ad allora e nel 1908 realizza la costruzione del primo aliscafo al mondo. Durante la Prima e poi la Seconda guerra
mondiale vengono costruite velocissime imbarcazioni militari, tra cui i MAS con le loro speciale carene plananti e da cui
Gabriele D’Annunzio trarrà il motto “memento audere semper”. Con gli anni ’50 inizia l’era del motoryacht da crociera e
con l’avvento del compensato marino, vengono sperimentate nuove tecniche di costruzione che permettono grandi innovazioni
legati allo sviluppo delle carene plananti portano a prestazioni di velocità sorprendenti. Il binomio tradizione -innovazione
è sempre stato una costante nella storia delle barche prodotte dal cantiere di Varazze. Negli anni ’80 il cantiere passa
dalle mani della famiglia Baglietto ad altri proprietari che si succedono fino all’attuale Gruppo Gavio che lo ha acquisito
nel 2012 e che lo ha sradicato dal suo luogo di origine trasferendo l’attività a La Spezia. A Varazze lo scorso inverno le
ruspe hanno demolito gli edifici che ospitavano il cantiere cancellando un pezzo della storia del paese.
Scrive la relatrice Emanuela Baglietto:«L’epopea dei cantieri navali di Varazze è un racconto che travalica
la storia della famiglia e diventa piuttosto una vicenda corale che parla di un luogo e di un tempo passati. Ma soprattutto
di un’arte e di una capacità di fare che bisogna cercare di tramandare alle generazioni future».
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