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Maurizio Roi è intervenuto sul tema: «Attività e cultura musicale a Genova: l’occhio dell’operatore foresto».
110. Ecco cosa scrive di sé il relatore Maurizio Roi.
«Sono nato il 4 Luglio del 1958 in un paese della Romagna, anzi di quella che si chiama Bassaromagna o Romandiola,
in Provincia di Ravenna. Assessore alla cultura e al Personale e Organizzazione e poi Sindaco del Comune di
Lugo, il capo-comprensorio di quella parte della Provincia di Ravenna, dall’esperienza sul campo ho imparato
cosa è e come si fa il teatro, l’opera tanto da essere chiamato a presiedere l’Associazione Teatrale
dell’Emilia-Romagna, cioè l’ente che associa tutti i Teatri, i Festival, le compagnie e i Comuni e la Regione
Emilia-Romagna e coordina le attività teatrali dell’Emilia-Romagna. Regolata da legge Regionale l’Associazione
è autonoma e si regge attraverso l’attività economica, gestendo tour di grandi teatri e in primis di compagnie
di Danza, in questo campo è sicuramente la più importante d’Europa.
Nel 2005 sono stato chiamato a salvare la Fondazione Toscanini di Parma, gravata da una profonda crisi economica
e strategica che ho lasciato nel settembre del 2014, accettando il pressante appello del Sindaco Doria di prendere
in mano le sorti del Teatro Carlo Felice che aveva davanti la prospettiva della liquidazione coatta amministrativa.
La Filarmonica Toscanini è oggi una delle migliori e più sane orchestre Italiane, e il Carlo Felice ha ripreso
con dignità e orgoglio il ruolo che merita in Italia e all’estero. Partito dal Mar Adriatico sono approdato al
Mar Ligure, da un paese di 33 mila abitanti con un teatro del 700 ad una grande città con un grande e moderno
teatro, dalla nebbia che matura i salumi e il vino rosso, alla luce di Genova. Da Verdi e Rossini alla città
della parola e dei cantautori che a Verdi ha dato ospitalità e protezione, che non ha mai visto debuttare una
delle opere che fanno la storia del melodramma italiano, ma che ha dato ieri e oggi al teatro musicale grandi
artisti. È la scoperta di questa terra, della cultura e della musica a Genova da parte di uno che viene dall’altro
mare che vorrei un po’ discorrere».
Angiolo Del Lucchese è intervenuto sul tema: «I primi abitanti di Genova».
202. Nell’immaginario collettivo, attualmente la fondazione di Genova viene fatta risalire agli inizi
del V secolo avanti Cristo, con l’oppidum della collina di Castello. Ma cosa c’era dunque prima, un territorio disabitato,
oppure l’area in cui ha sede la nostra città ha conosciuto altre fasi di frequentazione e altri cicli di fioritura? Questa
conferenza vuole dare una parziale risposta a questo interrogativo, sulla base delle ancor lacunose conoscenze forniteci
dalla ricerca archeologica degli ultimi decenni e soprattutto dello scavo condotto nel 2006 in piazza Brignole per un pozzo
d’areazione della Metropolitana, che ha rivelato importanti tracce di frequentazioni neolitiche e dell’età del Bronzo.
Particolare rilevanza riveste un grande muro in pietre a secco: la più antica struttura di questo tipo presente nella
nostra regione.
Angiolo Del Lucchese (1954), nato e residente a Genova, archeologo in pensione, è stato per oltre trent’anni
funzionario della Soprintendenza Archeologica della Liguria, dove ha ricoperto a lungo l’incarico di Direttore del Museo
Preistorico dei Balzi Rossi (Ventimiglia). È autore di numerosi articoli scientifici di archeologia preistorica e protostorica
e ha curato alcune mostre. Il suo ultimo lavoro, in corso di stampa, è un’articolata sintesi, elaborata con la collaborazione
di altri specialisti.
Roberto Palumbo è intervenuto sul tema: «La Via Aurelia. Storia di una strada nella Liguria di Levante».
163. Via Aurelia: un nome, un mito. Una strada che ha lasciato poche tracce di sé al punto che qualcuno
ha messo addirittura in dubbio la sua esistenza. Roberto Palumbo ci condurrà in un viaggio nel tempo lungo la via Aurelia
da Luni a Genova. Ripercorrere la storia della strada, valutare le variazioni del suo itinerario nel corso dei secoli,
seguire le vicende del suo nome, considerare i benefici da essa apportati, permetterà di affrontare con un punto di
vista del tutto originale le vicende storiche della nostra Regione dagli antichi romani fino ai nostri giorni.
Roberto Palumbo, spezzino, si è laureato in storia all’Università di Genova ed ha proseguito la sua
attività di ricercatore focalizzando l’interesse sulla storia della viabilità e dei sistemi di comunicazioni in Liguria
nell’antico regime e sull’organizzazione del sistema sanitario nella Repubblica di Genova.
Andrea Lercari è intervenuto sul tema: «Genova matrigna: una leggenda da smentire nella storia della Liguria».
156. È indubbia la centralità di Genova nella storia della Liguria: per almeno settecento anni la capitale
esercitò un ruolo egemone e trainante su tutta la regione, che dal punto di vista geopolitico i Genovesi avevano creato con
l’espansione del dominio del loro Comune tra XII e XIII secolo. Anche nei molteplici passaggi istituzionali che interessarono
l’antico territorio della Repubblica di Genova dalla sua caduta nel 1797, con la costituzione della Repubblica Ligure, sino
all’annessione al Regno di Sardegna nel 1815, il ruolo centrale di Genova non fu mai messo in discussione e a ben vedere si
è confermato anche durante il Regno d’Italia e l’attuale Repubblica italiana. Questa condizione ha alimentato una leggenda,
quella di una “Genova matrigna” per le popolazioni della Liguria. Una leggenda che la lettura della documentazione pubblica
e privata conservata in larga parte presso l’Archivio di Stato di Genova, ma anche nei molti archivi ecclesiastici, comunali
e privati di cui la città e la regione sono particolarmente ricchi, smentisce, in una lettura che deve essere contestualizzata
ovviamente negli schemi di funzionamento degli stati e delle società di antico regime, e in molti casi ribalta, attribuendo
alla “Città di Maria” un ruolo “materno” nell’avere creato la regione Liguria e avere consentito per secoli ai suoi figli
migliori di “conquistare” il Mondo.
Questi interessanti e poco conosciuti aspetti della storia di Genova ci saranno raccontati da Andrea Lercari,
archivista diplomato presso la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Genova, ed
esperto di archivi gentilizi e di studi sui ceti dirigenti dell’antica Repubblica di Genova (patriziato genovese, patriziati
cittadini e notabilati locali dei centri delle Riviere e dell’Oltregiogo).
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