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Angelo Terenzoni è intervenuto sul tema: «Genova nel Medioevo: le fazioni cittadine e le signorie forestiere».
168. Genova fu sempre insofferente di essere governata da un signore che potesse decidere in piena autonomia
e sovranità. La classe dirigente di Genova voleva avere le mani libere di trafficare e di accrescere la propria ricchezza.
Ma un governo bisognava pur averlo e ogni famiglia potente doveva fare i conti con le altre famiglie potenti. Così Genova,
divisa in fazioni, visse un periodo tormentato in cui, spesso, la fazione al governo preferiva cedere la sovranità a una
signoria forestiera piuttosto che alla fazione rivale. Fu quello un periodo complesso che solo la riforma di Andrea Doria
del 1528 e le successive Leges Novae del 1576 posero definitivo rimedio.
Di tutto questo ci parlerà Angelo Terenzoni che, anno dopo anno, ci racconta in modo gradevole e preciso tutta
la storia della gloriosa Repubblica di Genova.
Luca Pittaluga e Elena Bagnasco sono intervenuti sul tema: «Moto Guzzi, moto genovese».
108. Nel 2019 sono cent’anni esatti dalla prima moto (che si chiamava GP), conservata ancora
oggi in bacheca a Mandello del Lario. Il 2021 è l’anno del centenario della fondazione della Moto Guzzi,
avvenuta a Genova il 15 marzo 1921. Il fondatore Giorgio Parodi fu un genovese di successo, aviatore ed
imprenditore, marito e padre. Estremamente esigente con se stesso – arrivava in azienda prima dell’apertura dei
cancelli – non amava apparire, restava sempre un po’ nell’ombra. Modesto al punto di dare all’azienda di famiglia
il nome del suo meccanico di aerei: la prima moto (GP Guzzi Parodi) poteva essere scambiata con le iniziali
del suo nome. Non ritenendo di avere grandi meriti sulla questione, optò per Moto Guzzi, in onore del suo
amico che ritenne più idoneo. Come racconta la storia, l’aquila è quella della divisa di Giorgio, scelta in
ricordo dell’amico aviatore Giovanni Ravelli, morto un paio di mesi prima della presentazione della GP. Dopo
3 guerre, 5 medaglie d’argento, 1 di bronzo, un occhio perso dopo essere precipitato, grandi successi imprenditoriali,
Giorgio si spense il 18 agosto 1955, il giorno di Sant’Elena Imperatrice.
Questa straordinaria storia tutta genovese ci sarà raccontata da Elena Bagnasco, nipote di Giorgio,
per la parte più familiare, mentre Luca Pittaluga curerà gli aspetti tecnici motociclistici.
La prima Moto Guzzi
Pubblico
Pubblico
Franco Bampi
Elena Bagnasco
Luca Pittaluga
Franco Bampi, Elena Bagnasco,
Luca Pittaluga
Eolo Allegri, Marco Massardo,
Giorgio Bianchini
Elena Bagnasco, Luca Pittaluga
Domenico Carratta
Franco Bampi, Elena Bagnasco,
Luca Pittaluga
Maurizio Daccà, Renato Ghelfi
Giampaolo Casucci
Elena Bagnasco
Edoardo Longo è intervenuto sul tema: «L'esposizione Italo Americana o "Colombiana" del 1892».
29. A causa di un forte maltempo il pubblico è stato particolarmente scarso. Per questo
è stato deciso di replicare questa conferenza in un martedì d'aprile 2020.
La conferenza intende evidenziare come le celebrazioni colombiane del 1892 rappresentino un rilancio
internazionale della nostra città, quale capitale della cultura marinara (e non solo) e l’ideale punto
di collegamento tra il Vecchio ed il Nuovo Mondo. Il momento risultò particolarmente propizio poiché
Genova si trovava in quel periodo all’acme della sua rivoluzione industriale e commerciale (il porto si era
da poco ingrandito con la donazione del Duca di Galliera) da una parte e della sua rivoluzione urbanistica
(annessione dei comuni limitrofi del 1874, inizio della realizzazione di via XX settembre e delle due
circonvallazioni) dall’altra.
Il relatore Edoardo Longo, laureato in Scienze Politiche, è stato assistente incaricato di
Storia Moderna presso l’Università di Genova. Attualmente è membro del Comitato Scientifico e della Commissione
per la Gestione del Museo Diocesano di Genova e collabora con diverse associazioni culturali nelle cui sedi
tiene periodicamente conferenze di carattere storico e artistico. In collaborazione con il Museo Diocesano
organizza periodicamente viaggi culturali in Italia e all’estero preceduti da conferenze esplicative. I suoi
interessi gravitano da sempre intorno a Genova sotto i profili storico, politico, urbanistico.
Domenico Ravenna è intervenuto sul tema: «Brigantaggio in Liguria: banditi al passo del Bracco fra il 1945 e il 1951».
151. Dal 1945 al 1951, per sei lunghi anni, il fenomeno del banditismo al passo del Bracco rappresentò
un’emergenza nazionale sul fronte della lotta alla criminalità. Le bande capeggiate dal Manzo, dal Pisa, dal Tullio e
dai fratelli Rossi furono responsabili di centinaia di rapine che provocarono, in alcuni casi, esiti mortali. A vedersela
con i banditi fu anche Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica. Le gesta dei fuorilegge sulla strada che
collega il Tigullio alla Val di Vara hanno alimentato, nell’arco del dopoguerra, la vena creativa di scrittori, giornalisti
e, perfino, cineasti. La conferenza si propone di analizzare le origini, i protagonisti e il contesto socioeconomico
e politico del fenomeno.
Domenico Ravenna, laureato in giurisprudenza, giornalista professionista, è stato capo della redazione ligure
dell’Agenzia giornalistica Italia e, per oltre un ventennio, responsabile dell’informazione economica e finanziaria per la
Liguria del quotidiano Il Sole 24 ore. Socio de A Compagna, Ravenna ha al suo attivo quattro raccolte di poesie, tutte di
ambientazione ligure: Reigada, L’orto dei Malaspina, Passaggio sul Bracco e Stradario genovese.
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